- 10 Maggio 2021
- Postato da: Paolo Iudicone Castiglioni
- Categoria: Cultura del lavoro, SPAZIO PRAIRIE
Diversità di paradigma
Nella prospettiva sistemica, fino ad oggi, la ribellione in organizzazione era vista come una maniera per uscire. Fino ad oggi… essendo il momento di svolta, molti di noi coach credono che sia importante integrare anche questa forma di diversità. Quando infatti si parla di “diversity and inclusion” non si parla mai di pensiero, ma di standard fisici, di genere, di razza, etc.
Il momento richiede invece un salto di paradigma importante e quindi anche un chip differente. Si tratta della necessità di processare la realtà in maniera del tutto innovativa, con una visione del mondo fondata sul “noi”.
I millennials sono i ribelli grazie ai quali la civiltà (il progresso, la tecnologia e quindi le organizzazioni produttive) possono integrare davvero i valori di uguaglianza, sostenibilità ed etica ecologica. Con Silvia Rigamonti (video) abbiamo già appreso che le ultime generazioni sono “immerse” in una coscienza planetaria del tutto diversa dai loro predecessori. Se le culture New Age avevano idealizzato una confluenza, diremmo uterina, con la madre terra, i millennials sono al tempo stesso centrati su se stessi e proiettati all’esterno.
Interagire con il nuovo
È comprensibile che i manager senior che interagiscono con loro siano spiazzati: tanto per comunicare, la prima cosa che vedono è la spiccata individualità e la confondono con l’individualismo egocentrico dei loro coetanei. I millennials al contrario entrano in azienda non per il successo personale, ma perché è il luogo in cui possono condividere e realizzare i loro obiettivi di largo raggio e le loro ambizioni di lasciare un segno che impatti molto al di là del loro piccolo ambito.
Non è necessario avere 20 anni per essere un ribelle “indaco” (il colore che indica il livello massimo di coscienza sul pianeta nel modello Spyral Dynamics): Ora Ïto divenne designer di punta per marchi come Louis Vuitton quando propose ormai tanti anni fa una serie di “false nuove uscite” dal design disruptive. Stiamo parlando quindi di portare il salto di paradigma dentro organizzazioni anche “tradizionalissime”. In fondo non si tratta di rivoluzionare strutture, culture o processi.
Lavorare sulle opportunità
Si tratta di imparare ad aprirsi all’opportunità emergente. Per fare questo il lavoro è triplice.
Primo, abbandonare il passato, l’idea di ciò che si è e si dovrebbe essere. Esempi validi vengono da Xerox che non si è mai identificata come un produttore di fotocopiatrici, ma come the document company, oppure 3M che produceva superadesivi fin quando non trasformò il suo peggiore collante nel suo successo chiamato post-it.
Secondo, aprirsi al futuro emergente. Questo significa soprattutto abbandonare la rigida programmazione e le lunghe “paralisi per analisi”, lanciandosi in una rapida serie di prove, prototipi, test e integrazioni …e quindi imparando a convivere con i quotidiani fallimenti, continuando a “crederci”.
Terzo, saper essere presenti a ciò che sta accadendo. Questo, in una prospettiva sistemica, che poi è l’unica possibile in un mondo integrato, globalizzato ed egualitario, vuol dire soprattutto saper mettere da parte i rumori di fondo delle nostre certezze ed ascoltare quello che gli innovatori hanno da raccontarci.